6 ARRESTI IN GERMANIA SOLO GRAZIE A INTERCETTAZIONI IN ITALIA
(ANSA) - BERLINO, 12 SET - Nella lotta alla criminalita'
organizzata, la cooperazione tra Italia e Germania potrebbe
essere molto piu' efficace se l'Italia recepisse le direttive Ue
in materia di confisca dei beni e se la Germania riconoscesse il
reato di associazione mafiosa e permettesse il sequestro di beni
di soggetti indiziati.
E' quanto emerso oggi, a Berlino, in un dibattito tra il
procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso e il direttore
della polizia criminale della capitale tedesca, Bernd Finger,
invitati dall'Onorevole Laura Garavini (Pd) alla presentazione
della 4.a Festa italiana della legalita' nell'ambito
dell'iniziativa 'Mafia, Nein Danke!' della stessa Garavini,
membro della commissione antimafia.
''L'arresto di sei persone legate alla 'Ndrangheta in
Germania, a Singen (sud) e Francoforte (ovest), a marzo, e'
stato possibile grazie a intercettazioni fatte da Reggio
Calabria'', ha chiarito con un esempio il procuratore Grasso,
ricordando come la legge tedesca sia piu' rigida in tema di
intercettazioni e di sequestri, per cui e' richiesta una
condanna definitiva.
C'e' una cosa, pero', in cui la Germania si trova avanti
rispetto all'Italia, ha fatto notare Finger: la ratifica della
legge quadro europea 783/2006, che consente l'esecuzione di
sentenze emesse in un Paese europeo anche negli altri Stati
membri. Ma il Parlamento italiano non ha ancora approvato la
direttiva, ha criticato Garavini, nemmeno dopo essersi impegnato
a farlo con la legge comunitaria 2010: ''L'Italia e' la causa
per cui non possono essere confiscati beni in Germania'', ha
detto. ''Il nostro Paese impedisce a livello internazionale la
lotta alla criminalita' organizzata - ha spiegato politica del
Pd -, e rinuncia a miliardi preziosi'': la legge prevede che
''meta' dei beni sequestrati andrebbero al Paese che ha emesso
l'ordine''.
''La cosa migliore che l'Unione europea potrebbe fare in
termini di armonizzazione legislativa sarebbe la previsione in
tutti i codici penali del reato di associazione mafiosa'', ha
poi aggiunto Tano Grasso, presidente della Federazione delle
associazioni antiracket italiane (Fai), invitato all'evento.
Un tema pero' ostico a causa delle ''differenze culturali'',
ha spiegato il procuratore Grasso: ''I giudici tedeschi fanno
fatica a capire che l'associazione in se' e' il reato, perche'
produce l'inquinamento di una societa'''.(ANSA).
YYT-CB
12-SET-11 17:09