LECTIO MAGISTRALIS DEL PROCURATORE NAZIONALE ANTIMAFIA A NAPOLI
(ANSA) - NAPOLI, 25 GEN - Le mafie, il contrasto alla
criminalita' organizzata, le relazioni con l'area grigia, la
necessita' di una formazione costante dei giovani per combattere
la malavita. Pietro Grasso, procuratore nazionale antimafia, ha
tenuto una lectio magistralis alla facolta' di Giurisprudenza
dell'Universita' Federico II di Napoli. Il procuratore ha
parlato ai ragazzi del master in Criminologia e diritto penale,
analisi criminale e politiche della sicurezza urbana, in
collaborazione anche con la Facolta' di Lettere e Filosofia
dell'ateneo federiciano.
E' stata l'occasione per ricordare i legami tra la
criminalita' organizzata e l'area grigia, i colletti bianchi.
''Il fine delle organizzazioni criminali e' il profitto illecito
- ha detto - cercano il consenso e lo portano su un piatto
d'argento alla politica alla quale chiede in cambio di gestire
insieme il potere''. E gioca a favore della criminalita' un
atteggiamento di sfiducia in cio' che accade che porta i
cittadini a disinteressarsi della lotta e del contrasto al
fenomeno criminale. ''Ma la lotta alle mafie - ha precisato -
non puo' essere lasciata solo a forze dell'ordine e
magistratura''.
Appare forte il disimpegno sociale e ''la diffusa
tentazione che ognuno guardi alle proprie cose, ma nessuno puo'
restare a guardare alla finestra''. ''Oggi l'etica sembra
ridotta a un patteggiamento - ha sottolineato - se i cittadini
vedessero dei risultati, se fossero perseguiti gli obiettivi
della collettivita' e non dei singoli, allora sarebbe facile
superare sfiducia , indifferenza e rassegnazione''.
La mancanza di lavoro, la disoccupazione, ''e' criminogena''
e spinge il cittadino a percorrere la strada del ''clientelismo,
negazione di qualsiasi forma di meritocrazia''. ''Certa
mediazione politica - ha sottolineato - e' parallela a quella di
tipo mafioso perche' e' una relazione tra chi ha un bisogno, in
questo caso di lavoro, e chi ha il potere di soddisfare questo
bisogno''. Il clientelismo, precisa poi Grasso, e' ''il momento
piu' basso della politica''.
''Quando mi viene chiesto quali esempi seguire io penso a
Borsellino e Falcone - ha concluso - Al primo, dopo la strage di
Capaci, molti consigliarono di lasciar perdere, ma lui disse che
non era amico chi gli suggeriva di smettere di combattere. A
Falcone, invece, Buscetta disse che la mafia non dimentica.
Falcone, dal canto suo, gli rispose che dopo di lui ci sarebbero
stati altri a continuare la lotta alla malavita e noi siamo
qua''.
(ANSA).
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25-GEN-11 17:16