domenica 17 marzo 2013

ANSA-LA STORIA/ GRASSO, LA MIA VITA PER TRATTATIVA STATO-MAFIA

IL CONFRONTO CON PENTITO LA BARBERA CHE DICE 'LA VITTIMA E' LUI' (Di Giuliana Palieri)

(ANSA) - ROMA, 17 MAR - ''Dopo Falcone e Borsellino'' sarebbe toccato, nel gennaio '93, all'allora sostituto procuratore antimafia Pietro Grasso, il giudice del maxiprocesso e dei 19 ergastoli. La sua vita doveva servire per ridare vigore alla ''trattativa Stato-mafia'' che languiva. Pietro Grasso, nella sua prima uscita pubblica da presidente del Senato (un dibattito sull'emergenza sicurezza a Roma), ha raccontato per la prima volta le tappe del mancato attentato di Monreale organizzato da Riina per oliare ''la famosa trattativa'' che stava segnando il passo. Allora Toto' Riina intervenne e disse, ''ci vorrebbe un altro colpettino'', e quel ''colpettino' ero io - ha spiegato Grasso - diventato oggetto della trattativa Stato-mafia''. Quindi si e' soffermato sulla 'vera storia' raccontando dettagli del mancato attentato: ''Non si riusciva a capire chi fosse il giudice 'che sta a Monreale' che doveva subire l'attentato. Io fui chiamato da uomini della Dia per un colloquio investigativo per vedere se riuscivo, come palermitano a individuare il nome del magistrato; quando entrai nel luogo segreto mi presentarono al collaboratore di giustizia come dott. Grasso, e questi si da' una manata sulla fronte e dice 'lui e', lui e' e non riusciva piu' a raccontare perche' davanti aveva la vittima designata. Io lo spingevo per farlo parlare, una scena kafkiana... poi comincio' a raccontare la storia, ossia che si era preparato un attentato in una stradina di Monreale: li' ci stava effettivamente la famiglia di mia moglie e c'era mia suocera malata che io andavo a trovare molto spesso. Lui racconta che avevano ideato l'attentato mettendo l'esplosivo in un tombino coperto da un Fiorino Fiat con il fondo tagliato per lavorare senza essere visti. Poi si e' posto il problema del telecomando perche' li' davanti c'era una Banca e temevano che il sistema di allarme potesse influenzare il telecomando ('qualche volta la Banca fa qualcosa di positivo', ha ironizzato Grasso). Allora vanno a Catania a prendere un telecomando piu' potente (per le dighe) e sulla strada del ritorno vengono pure fermati da una pattuglia della polizia ma nessuno si accorge di niente. Dopo qualche tempo viene arrestata tutta la banda in un blitz che coinvolge anche lo stesso La Barbera e gli altri che poi si misero a collaborare''. Quindi l'arresto di Riina nel'93, la morte della suocera e il conseguente stop alle visite di Monreale. ''Questa e' la storia di come la vita e' fatta di coincidenze. Per fortuna - ha concluso sorridendo - sono qui a raccontarlo''. (ANSA). PAE 17-MAR-13 17:51